CITTA’ DI PALERMO
E DINTORNI
Ospitato nell’ex convento dei Padri Filippini, il quale si articolava attorno a tre cortili, due dei quali ancora integri, ed al suo interno si aprivano logge e cappelle private. Dopo il taglio di via Roma ed i danni provocati dalla guerra, restano le strutture del primo cortile tardo-rinascimentale con colonne in marmo grigio e archi policentrici.
Grandiosa dimora tardo-quattrocentesca e splendida dimora in stile gotico-catalano di Francesco Patella o Abatellis, che fu maestro portolano del regno e pretore della città, il quale commissionò i lavori di costruzione all’architetto Matteo Carnalivari.
Le ex Officine Ducrot si trovano alle spalle del Castello della Zisa, e contengono ventitre capannoni: esempi interessantissimi di archeologia industriale, con una naturale vocazione a diventare una straordinaria cittadella della cultura, sull’esempio di analoghi luoghi di lavoro obsoleti.
Fondato nel 1733, sotto il regno di Carlo III di Borbone, con lo scopo di accogliere i poveri inabili, storpi e le giovani vagabonde ed orfane. Progettato dall’architetto Orazio Furetto, i lavori iniziarono nel 1746 e solo nel 1772 fu completato dagli architetti Venanzio Marvuglia e Nicolo Di Puglia.
Il Museo geologico “Gaetano Giorgio Gemmellaro” costituisce una delle più prestigiose istituzioni museali della città e uno tra i musei geologici e paleontologici italiani.
La Compagnia “Carlo Magno” è nata per iniziativa di Enzo Mancuso, ultimo discendente della omonima famiglia di pupari che diede inizio alla propria attività a Palermo nel 1928, aprendo un teatrino dell’Opera dei pupi nel quartiere Borgo Vecchio.
Il Teatro di Verdura in origine faceva parte del Parco del principe di Castelnuovo, un vasto complesso (69.604 mq) situato nella Piana dei Colli.
Il teatro fu edificato tra il 1867 ed il 1874 su progetto di Giuseppe Damiani Almeyda, in stile pompeiano con doppio ordine di deambulatori colonnati esterni e fronte concepito come arco trionfale; su questo poggia una quadriga in bronzo, opera di Mario Rutelli. Il teatro fu ideato come arena diurna e per spettacoli circensi; la copertura fu realizzata dalla Fonderia Oretea in ghisa solo nel 1877.
Il Teatro Massimo Vittorio Emanuele, meglio noto come Teatro Massimo, di Palermo è il più grande edificio teatrale lirico d’Italia, e uno dei più grandi d’Europa, terzo per ordine di grandezza architettonica dopo l’Opéra National di Parigi e la Staatsoper di Vienna. Ambienti di rappresentanza, sale, gallerie e scale monumentali circondano il teatro vero e proprio, formando un complesso architettonico di grandiose proporzioni.
Progettato nel 1899 dall’ingegnere comunale Nicolò Mineo, raffinato progettista, vicino, come cultura, alla scuola di Damiani Almeyda (autore del Teatro Politeama), e completato nel 1903. Lo stile classico, ancora ottocentesco, impose criteri di simmetria; l’ingresso è inserito al centro della composita facciata, con doppio loggiatino concluso da timpano triangolare.
Ubicata al primo piano del Palazzo dei Normanni, fu realizzata tra il 1130 ed il 1132 ai tempi del regno di Ruggero, come cappella del Palazzo Reale. Nel 1132 fu elevata a Parrocchia e fu intitolata a SS. Pietro e Paolo.
E’ considerata il “libro di storia di Palermo”, poiché tutte le dominazioni che si sono succedute nel corso dei secoli hanno lasciato traccia del loro passaggio. La costruzione risale al 1184.
La Chiesa del Gesù, meglio conosciuta con il nome di Casa Professa, costruita nel 1564 dai padri Gesuiti rappresenta, sicuramente, l’esempio più significativo dell’arte barocca a Palermo.
Costruita nel XIV secolo, però, l’attuale struttura risale al 1726. La chiesa, dal 1853, è divenuta il Pantheon della città, dove illustri artisti, letterati, politici siciliani vi sono sepolti.
La Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio fu edificata nel 1143 da Giorgio di Antiochia, ammiraglio di re Ruggero II. Nel XV secolo fu concessa al vicino convento delle suore benedettine, fondato nel 1194 da Goffredo ed Eloisa Martorana; da allora la chiesa venne detta, anche “Martorana”.
Ballarò rappresenta il mercato più antico e grande della città, infatti esso si estende da piazza Casa Professa ai bastioni di corso Tukory.
Il quartiere di Borgo vecchio si sviluppa nella zona settentrionale della città, a ridosso del Politeama e si estende fino al porto. Il mercato alimentare occupa una zona che insiste sulle vie Scinà, Principe di Scordia, Ximenes e piazzetta Nascè.
Capo situato nell’antico quartiere, denominato Seralcadio, formatosi in epoca musulmana per ospitare gli schiavoni, ovvero pirati e commercianti di schiavi. Si estende lungo le via Carini e Beati Paoli, la via di S. Agostino e la via Cappuccinelle.
La Vucciria si estende lungo la via Argenteria sino alla piazza Garraffello. Era chiamata, anticamente, la “Bucceria grande” per distinguerla dagli altri mercati di minore importanza. Fu, infatti, la più importante “piazza di grascia”, ovvero mercato di alimentari della vecchia Palermo.
Intitolata alla viceregina Giulia D’Avalos, moglie del vicerè Marcantonio Colonna di Stigliano,nel sito dove, anticamente, veniva utilizzato dai pescatori, dell’antico quartiere della Kalsa, per stendere le reti ad asciugare, e, successivamente, era stato scelto come luogo per l’esecuzioni capitali. Fu realizzata nel 1777, e rappresenta il primo giardino pubblico d’Italia.
Costruita nel 1755 per volere di Don Angelo Serio, sacerdote amante dell’arte appartenente alla Congregazione di S. Filippo Neri, Villa Filippina è caratterizzata da un vasto spazio quadrangolare, recintato per tre lati da portici lunghi 140 metri, su cui corre una terrazza praticabile.
Il Parco d’Orléans fa parte dell’omonima villa, che ospita la sede della Presidenza della Regione Sicilia. Il parco fu costruito verso la metà dell’Ottocento e fu per lungo tempo utilizzato come luogo di sperimentazione agraria.
Istituito nel 1781 a completamento della Cattedra di Botanica della Reale Accademia; rappresenta una realizzazione di eccezionale interesse, a livello europeo, sia per il valore storico, che per il rilievo scientifico e didattico
Il Giardino della Zisa di Palermo (inaugurato nel 2005) si trova in quello che era l’antico Genoard (il parco di caccia, dall’arabo Jannat al-ard ovvero “giardino o paradiso della terra” ) di fronte al Palazzo della Zisa, estendendosi per una superficie totale di 30.000 m2.
Chiesa in stile tardo gotico: i lavori di costruzione iniziarono nel 1506 nell’antico quartiere della Kalsa, dai padri Olivetani, i quali scelsero il nome “Spasimo” in segno di devozione alla Madonna che soffre dinanzi al Cristo in Croce.
Denominata, Vigliena, dal nome del vicerè spagnolo sotto cui terminò la sua prima sistemazione nel 1620, resa necessaria in seguito all’apertura di via Maqueda, nel 1600. L’incrocio che si venne a creare, tra via Maqueda e via Vittorio Emanuele, portò alla suddivisione della città in quattro parti detti “Mandamenti”.
Realizzata nel 1554 dallo scultore toscano Francesco Camilliani per ornare una villa fiorentina. Successivamente, fu acquistata dal Senato palermitano per la cifra di 20/30.000 scudi ed arrivò a Palermo smontata in 644 pezzi e ricomposta in maniera diversa rispetto al disegno originario.
Situate nei sotterranei del convento dei Padri Cappuccini dal 1599, anno della loro realizzazione; le gallerie che la compongono formano un ampio cimitero di forma rettangolare.
Il palazzo, iniziato durante il regno di Guglielmo I ed ultimato da Guglielmo II intorno al 1167, fu la residenza estiva preferita dai re e dalla sua corte. Il suo nome deriva dall’arabo “al-Aziz”, ovvero “splendido”.
Splendido esempio di architettura Liberty. Fu realizzato dall’architetto Ernesto Basile, il quale decise di dedicarne la costruzione alla moglie Ida, tra il 1899 e il 1902, per volere della potente famiglia Florio.
Villa Trabia, ovvero Casena dei Trabia alle Terre Rosse, fu costruita nel Settecento, da Ignazio Lucchesi Palli, Principe di Campofranco. Nel 1814 Giuseppe Lanza Branciforti, Principe di Trabia e Butera acquistò la Casena ed il giardino. La villa include un piccolo parco seicentesco ed un edificio settecentesco.
Costruita nel XVIII secolo dal principe Valguarnera di Niscemi sulle strutture di un più antico baglio agricolo, immersa nel Parco della Favorita. La villa, abitata fino a qualche decennio fa ed oggi proprietà del Comune di Palermo, mantiene integri gli arredi, le finiture interne ed il giardino.
Costruito nel 1934, in stile pseudo-siculo, inizialmente progettato come albergo per volere del Cavaliere Michele Utveggio, sito sul Monte Pellegrino, a quota 346 metri. L’intera struttura fu realizzata in soli 5 anni.
Situata all’interno del parco della Favorita, fu fatta costruire dal re Ferdinando III di Borbone nel 1799 come sua residenza, in stile orientale, come era di moda in quel periodo, dall’architetto Venanzio Marvuglia; rappresenta un documento unico di incontro tra il neoclassicismo e il romantico richiamo dell’oriente nella storia dell’architettura palermitana.
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